Sindrome di Stoccolma nello Sport

La sindrome di Stoccolma è una particolare condizione psicologica che si manifesta in alcuni casi in vittime di episodi di violenza fisica, verbale o psicologica.

Il soggetto affetto dalla sindrome, durante i maltrattamenti subiti, prova un sentimento positivo nei confronti del proprio aggressore che può spingersi fino all’amore e alla totale sottomissione volontaria, instaurando in questo modo una sorta di alleanza e solidarietà tra vittima e carnefice.


Il nome origina da un caso di sequestro di persone avvenuto il 23 agosto 1973, quando Jan-Erik Olsson, un uomo di 32 anni evaso dal carcere di Stoccolma dove era detenuto per furto, tentò una rapina alla sede della Sveriges Kredit Bank di Stoccolma e prese in ostaggio tre donne e un uomo. La prigionia e la convivenza forzata degli ostaggi con il rapinatore durarono oltre 130 ore. Durante la prigionia, come risulterà in seguito dalle interviste psicologiche (fu il primo caso in cui si intervenne anche a livello psicologico su sequestrati), gli ostaggi temevano più la polizia che non gli stessi sequestratori.

Dalla banca dati dell’FBI statunitense risulta che circa l’8% degli ostaggi ha manifestato sintomi della sindrome di Stoccolma.

Negli sport individuali dove il rapporto con l’allenatore o le interferenze del genitore sono molto più presenti, ci sono moltissimi casi di allenatore-carnefice o genitore-carnefice in cui origina questa sindrome. L’atleta sembra volerne uscire ma quando realizza che potrebbe essere aiutato realmente alla fine sceglie il proprio carnefice.

Questo genere di rapporto può durare anni e spesso divenire perfino “vincente”, nel senso che la vittima fa tutto ciò che le viene chiesto, compreso vincere!


La recente serie tv, “La Casa di Carta”, sfrutta proprio questa “malattia psicologica” come parte della trama.

La Sindrome di Stoccolma, coniata nel 1973 dal criminologo e psicologo Nils Bejerot, indica la catena affettiva che si sviluppa tra l’ostaggio ed il rapitore o, più in generale, tra la vittima e il carnefice, a partire dalla regressione pre-edipica.

Essa sembra essere una risposta automatica al trauma del diventare ostaggio di qualcuno che fa sì che si scatenino dinamiche per cui la vittima decide, spesso inconsciamente, che diventare amica del “sequestratore” o addirittura innamorarsene possa essere il modo migliore per sopravvivere alla situazione altamente stressante che sta vivendo.

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Amanda Gesualdi

Dott.ssa in Scienze e Tecniche Psicologiche

amanda@sportolistico.it

Author: Tennis Olistico

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